mercoledì 25 giugno 2008

dio coffe

Dopo 25 chilometri di mountain bike, sotto la pioggia scrosciante ed immersi nel fango delle risaie, dopo un pasto con i bastoncini (kuaizi), che se non sei esperto digiuni, l'idea di un caffe' ti alza la temperatura corporea: arrapato, sei disposto ad attraversare un villaggio in mezzo all'acqua e sotto l'acqua che scroscia dal cielo per assaporarlo.
Eccolo il locale: "Dio Coffee". Sul menù leggi: capuccino, espresso, irish coffee. Ma poi ti avvertono che queste opportunità saranno in futuro, Shanghai è la città che si prepara al futuro, non te l'hanno mai detto? Ti assicurano un "regular coffee". Accetti comunque. Attendi. Attendi. Attendi ancora. E intanto, intorpidito su comodi divani, ti interroghi sul sospirato caffè. I cinesi sono bravi a copiare l'Occidente; ma cosa avranno mai copiato? l'espresso italiano, la broda francese, il beverone americano, il caffè greco....
Nel frattempo hai tutto il tempo di osservare, dal tuo balcone con vista sul ponte del canale, gli shanghainesi che liberano i pescioini rossi nel fiume, per propiziare il favore degli dei, loro già baciati dalla fortuna.
Dopo un'ora, ti viene servito un passabile caffè con dovizia di porcellane. Per lo zucchero, per il latte, per la crema... vassoio intarsiato e musica d'occasione.
Osservando gli ultimi raggi del sole che declina dietro una cortina di bambù, ti chiedi: ma perchè non ho chiesto un te verde?

Papà Silva

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