Finalmente è arrivato il pacco che mi hanno mandato i miei genitori: alcuni libri (così posso andare al parco a pendere il sole e leggere); il golfino che mamma mi ha fatto con tanto amore in solo 2anni (solo che ora ci sono tipo 30° di giorno); i dadi (vegetariani e di carne) per farmi tanto-tanto buon risotto!
Andare a recuperare il pacco è stata, letteralmente, un’impresa. Sono andata nella posta vicino a scuola, dove, in cinese, mi hanno spiegato che non era in quella posta che dovevo prendere il pacco, ma in quella centrale. Mi forniscono indirizzo, che mostro al taxista. Entro nella posta centrale; e abbastanza sicura di me mi dirigo verso uno sportello fornito di bilancia per pesare i pacchi.
Prima il dipendente mi scruta come se fossi un’extraterrestre: andiamo, sono solo una straniera in una posta! Poi mi dice (ovviamente in cinese) che non è lì che devo ritirare il pacco. Vedendo la mia faccia sconvolta e semi disperata, mi accompagna nel retro della posta centrale, una specie di parcheggio per biciclette e stanzette sporche con postini intenti a mangiare (alle 17.00). In una di quelle stanzette mi fanno vedere un pacco, ridotto in condizioni pietose, delle poste italiane; ma prima di darmelo mi richiedono il passaporto e la firma. Terminate le pratiche burocratiche sono entrata in possesso del prezioso bottino, anche se malconcio, che stringo con bramosia tra le braccia mentre torno a casa.
“È tutto”
Francesca
Andare a recuperare il pacco è stata, letteralmente, un’impresa. Sono andata nella posta vicino a scuola, dove, in cinese, mi hanno spiegato che non era in quella posta che dovevo prendere il pacco, ma in quella centrale. Mi forniscono indirizzo, che mostro al taxista. Entro nella posta centrale; e abbastanza sicura di me mi dirigo verso uno sportello fornito di bilancia per pesare i pacchi.
Prima il dipendente mi scruta come se fossi un’extraterrestre: andiamo, sono solo una straniera in una posta! Poi mi dice (ovviamente in cinese) che non è lì che devo ritirare il pacco. Vedendo la mia faccia sconvolta e semi disperata, mi accompagna nel retro della posta centrale, una specie di parcheggio per biciclette e stanzette sporche con postini intenti a mangiare (alle 17.00). In una di quelle stanzette mi fanno vedere un pacco, ridotto in condizioni pietose, delle poste italiane; ma prima di darmelo mi richiedono il passaporto e la firma. Terminate le pratiche burocratiche sono entrata in possesso del prezioso bottino, anche se malconcio, che stringo con bramosia tra le braccia mentre torno a casa.
“È tutto”
Francesca
2 commenti:
da dove si evidenzia la necessità di imparare il cinese mandarino. Ma come la mettiamo se alle poste parlano solo shanghainese?
...e questi si che sono problemi...
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