Prefazione. Durante una visita dentale di routine scopro di avere un dente perfettamente perpendicolare a tutti gli altri -il famoso "dente trasversale"- impiantato nella mia gengiva destra.
Due settimane fa: pulizia dei denti.
Il dentista, come figura professionale non certo come persona, è terrificante. Da evitare come una pestilenza, che maneggia con oggetti metallici, taglienti ed appuntiti dentro la tua cavità orale. Trasferisciti a Shanghai e rivolgiti ad un dentista che parla inglese: né la sua, né la tua prima lingua.
Risultato: battito cardiaco esasperante; ma ottima pulizia dentale.
Settimana scorsa: prelievo del sangue.
L'estrazione del dente richiede l'incisione della gengiva: il dentista vuole sapere cosa mi scorre nelle vene. Sono pur sempre figlia di papà silva, nelle cui vene scorre barbera.
Ho sempre detestato siringhe ed aghi, per non parlare dei prelievi del sangue. Tre, ben tre fialette, mi estraggono per questi esami.
Risultato: godo di perfetta salute. Almeno, il sangue così dice.
Oggi: estrazione del "dente trasversale".
Pioggia e freddo accompagnano i miei passi esitanti, al ritmo esasperante del mio cuore accelerato dal terrore, raggiungo il dentista.
Non uno, non due, ma ben quattro dentisti ed un'infermiera si occupano dell'estrazione del mio dente spurio. Forse perché sono una laquai; o semplicemente perché hanno visto il terrore inciso nelle mie pupille dilatate.
La faccia coperta da mascherine, gli occhi dietro occhiali, le mani infilate in guanti di lattice e dentro la mia bocca con vari strumenti di tortura.
Fortuna che mi avevano fatto l'anestesia locale ed entrambe le mie mani, congelate, erano avvinghiate alle mani, calde, dei due dentisti che non erano intenti a torturare la mia gengiva destra. Il tutto è durato un'ora.
Mezzogiorno: torno in ufficio.
La parte destra della mia faccia è ancora insensibile, e posso mangiare solo zuppe per una settimana.
Sembro una vecchia sdentata che sbava dalla parte destra della bocca.
Josefina, impietosita dalla mia faccia smorta e semi-paralizzata, mi obbliga ad andare in farmacia a prendere tonnellate di ibrupofene al fine di "tamponare" il futuro dolore.
Ora: la bimba da accudire.
Quasi tutto l'ufficio si è mobilitato per prendersi cura della mia persona e della mia gengiva incisa. La mia parte destra è ancora sotto anestesia.
Questa sera: metterò il mio dente trasversale sotto il cuscino. Chissà cosa mi porta il topolino.
Due settimane fa: pulizia dei denti.
Il dentista, come figura professionale non certo come persona, è terrificante. Da evitare come una pestilenza, che maneggia con oggetti metallici, taglienti ed appuntiti dentro la tua cavità orale. Trasferisciti a Shanghai e rivolgiti ad un dentista che parla inglese: né la sua, né la tua prima lingua.
Risultato: battito cardiaco esasperante; ma ottima pulizia dentale.
Settimana scorsa: prelievo del sangue.
L'estrazione del dente richiede l'incisione della gengiva: il dentista vuole sapere cosa mi scorre nelle vene. Sono pur sempre figlia di papà silva, nelle cui vene scorre barbera.
Ho sempre detestato siringhe ed aghi, per non parlare dei prelievi del sangue. Tre, ben tre fialette, mi estraggono per questi esami.
Risultato: godo di perfetta salute. Almeno, il sangue così dice.
Oggi: estrazione del "dente trasversale".
Pioggia e freddo accompagnano i miei passi esitanti, al ritmo esasperante del mio cuore accelerato dal terrore, raggiungo il dentista.
Non uno, non due, ma ben quattro dentisti ed un'infermiera si occupano dell'estrazione del mio dente spurio. Forse perché sono una laquai; o semplicemente perché hanno visto il terrore inciso nelle mie pupille dilatate.
La faccia coperta da mascherine, gli occhi dietro occhiali, le mani infilate in guanti di lattice e dentro la mia bocca con vari strumenti di tortura.
Fortuna che mi avevano fatto l'anestesia locale ed entrambe le mie mani, congelate, erano avvinghiate alle mani, calde, dei due dentisti che non erano intenti a torturare la mia gengiva destra. Il tutto è durato un'ora.
Mezzogiorno: torno in ufficio.
La parte destra della mia faccia è ancora insensibile, e posso mangiare solo zuppe per una settimana.
Sembro una vecchia sdentata che sbava dalla parte destra della bocca.
Josefina, impietosita dalla mia faccia smorta e semi-paralizzata, mi obbliga ad andare in farmacia a prendere tonnellate di ibrupofene al fine di "tamponare" il futuro dolore.
Ora: la bimba da accudire.
Quasi tutto l'ufficio si è mobilitato per prendersi cura della mia persona e della mia gengiva incisa. La mia parte destra è ancora sotto anestesia.
Questa sera: metterò il mio dente trasversale sotto il cuscino. Chissà cosa mi porta il topolino.